SAN GABRIELE DELL’ADDOLORATA: UN SANTO PER I GIOVANI

gabriele

Giovane studente di 18 anni, intelligente e pieno di vita, nel fiore della giovinezza decise di “lasciare tutto per Gesù”, entrando nell’Ordine dei Passionisti, fondato da S.Paolo della Croce.

Un’esistenza significativa, che ancora oggi ricordiamo.

Fin da bambino, nutriva una tenera devozione verso la Madonna. Aveva nella stanza una statua della Madonna Addolorata, e la contemplava spesso, pregando e meditando i suoi dolori.

All’origine della sua vocazione, ci fu un intervento soprannaturale.

Era il 22 Agosto 1856. A Spoleto, durante una processione mariana, Francesco Possenti fu toccato dalla grazia.

“Cosa fai ancora nel mondo? Segui la tua vocazione”. Era la voce di Maria che lo invitava a farsi santo.

La svolta fu radicale. Era nato Gabriele dell’Addolorata.

La vita religiosa non lo spaventò, anzi si adattò in tutto e per tutto alla rigida regola della Congregazione.

Aggiunse un voto personale mariano, diffondendo la devozione verso l’Addolorata.

La salute si stava però deteriorando: si ammalò di tubercolosi, che lo condusse alla morte a soli 24 anni.

Oggi il suo Santuario in Abruzzo, è meta di pellegrinaggi da tutto il mondo.

In un santo così giovane ed attuale, si può imparare molto.

Preghiamo Maria, affinché molti altri giovani nel mondo, diventino presto santi come Gabriele.

Proposito: una corona del Rosario per tutti i giovani del mondo

BEATO GIUSEPPE PUGLISI: ALLA LUCE DEL SOLE

beato pino

“Me l’aspettavo”

Questo disse il Beato Giuseppe Puglisi il 15 settembre 1993 ai suoi uccisori.

Sacerdote e martire, uomo di fede e d’azione, nasce a  Palermo da una famiglia di umili origini.

Dopo l’ordinazione sacerdotale, assiste soprattutto orfani e giovani emarginati.

Un “sacerdote rompiscatole”, come ama lui stesso definirsi: scuote le coscienze, aiuta gli altri, accompagna le coppie al matrimonio, consiglia i giovani che desiderano entrare in seminario, è insegnante alle scuole superiori.

Nel 1970, viene nominato parroco di Godrano, un paese in provincia di Palermo, distrutto da sanguinose lotte familiari.

Riporta la pace con il Vangelo. Diffonde valori come perdono e fratellanza, che sembravano essere stati dimenticati.

Ritorna a Brancaccio, il quartiere dove è nato, ormai maturo: la sua passione è quella di aiutare i giovani a realizzarsi, strapparli dalla strada, dargli un futuro migliore.

Risana il quartiere, allontana le nuove generazioni dalla mafia, diffonde la scolarizzazione e nuove opportunità lavorative.

Fonda un centro in cui fornisce assistenza ai bambini a rischio d’abbandono, il centro Padre Nostro, organizza marce anti mafia, predica “alla luce del sole” durante la S. Messa, rivolgendosi ai boss mafiosi.

“Se ognuno fa qualcosa, allora sì può fare molto”.

Solo Gesù può salvare i giovani. L’aveva capito Giuseppe Puglisi: ogni giorno era per lui un’opportunità per portare a tutti il messaggio di Cristo.

E’ la sera del suo 56°compleanno, Don Pino sta camminando per strada.

Si avvicinano degli uomini, alcuni sicari.

Lo colpiscono alla nuca e poi fuggono via.

Era il 15 settembre 1993, solennità dell’Addolorata.

L’Immacolata aveva portato il suo martire a Gesù.

Proposito: portare pace in ogni ambiente