Sotto l’uniforme da soldato c’era un cuore che ardeva solo per Dio.
Sebastiano nacque nel 263 circa a Milano, ma ben presto si trasferì a Roma.
Intraprese la carriera militare quando aveva circa vent’anni, per divenire tribuno della prima coorte della guardia imperiale, uno dei ruoli militari più importanti, in quanto si occupava della difesa dell’Imperatore.
Era stimato da tutti per lealtà ed efficienza, grazie al suo alto ruolo poteva aiutare i cristiani incarcerati, fargli visita, infondere speranza.
Fu arrestato e processato, secondo le fonti, proprio quando stava seppellendo i Santi Quattro Coronati, i martiri Claudio, Castorio, Sinforiano, Nicostrato.
Davanti all’Imperatore Diocleziano, infuriato per aver scoperto tra i suoi pretoriani un cristiano, fu processato e condannato ad una morte atroce.
Si dice che, quando fu incatenato per essere condotto al supplizio, baciò le catene, perchè “morire per Cristo è solo un guadagno.”
Legato ad un palo, fu trafitto dalle frecce; quando la nobile matrona Irene giunse nel luogo del supplizio per dare sepoltura al martire, si accorse che respirava ancora.
Lo curò nella sua villa, ma quando Sebastiano si fu rimesso completamente, decise di non fuggire da Roma.
Scopertolo nuovamente, Diocleziano lo fece flagellare a morte: il suo corpo fu legato ad una tavola di legno sul Palatino, e Sebastiano morì per aver creduto fino alla fine in Cristo.
E’ considerato il terzo patrono di Roma, dopo gli Apostoli Pietro e Paolo ed a buon ragione: come diceva Tertulliano “il sangue dei martiri genera nuovi cristiani”.
Ringraziamo l’Immacolata Regina dei Martiri, per queste anime così coraggiose e forti, che possono solo dare gloria alla Chiesa.
Proposito: una corona del Rosario per l’unità dei cristiani