BEATA NEMESIA VALLE: UN OLOCAUSTO D’AMORE

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Una vita segnata dalla sofferenza sin dall’infanzia: a 5 anni morì la madre della Beata, ed il padre si risposò.

La giovane fu costretta a subire umiliazioni, rimproveri e dispetti: cercava però nella preghiera il suo conforto.

Si legò alle suore di Santa Giovanna Antida Thouret, dedite alla carità ed alla cura degli infermi; quando il padre le propose di sposarsi, ella rifiutò:

“Ho promesso al Signore di offrire la mia vita per salvare molte anime”

Il 7 Settembre 1866, entrò nella Casa provinciale a Vercelli.

Si dedicò all’assistenza ed all’istruzione di molte bimbe orfane: le faceva scrivere su dei foglietti di carta dei brani del Vangelo, e li faceva seminare sulle vie più frequentate della città, affinché le persone rafforzassero il proprio spirito di fede.

Aiutava tutti: mendicanti, soldati, poveri, ammalati, madri di famiglia.

Nel 1886 divenne Superiora dell’Istituto San Vincenzo a Tortona: era la prima ad alzarsi, l’ultima ad andare a dormire.

Sempre gioiosa e sorridente, caritatevole verso tutti, pronta a consumarsi pur di aiutare un’anima.

Di notte, scriveva lettere per aiutare chi era sconfortato, chi aveva perso la fede, chi aveva bisogno di consiglio.

Durante il colera, aprì le porte dell’Istituto agli ammalati, cedendo anche la sua stanza per la cura degli indigenti.

Dopo poco tempo venne trasferita come maestra delle novizie: la pena fu grande, la croce era vicina.

Perseguitata e calunniata, sopportò feroci umiliazioni ed ingiustizie.

Lì, nel silenzio, procedeva la sua ascesi, la sua salita verso Dio.

Sempre più stanca ed affaticata, suor Nemesia spirò il 18 Dicembre 1916: si era consumata per le sue innumerevoli figlie spirituali, così come Maria, e la sua vita era stata un olocausto continuo d’amore.

Proposito: una corona del Rosario per tutte le Madri Superiore

SANTA MARIA CROCIFISSA DI ROSA: IL GIGLIO DELL’ ITALIA

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A 17 anni pronunciò il voto di castità, nonostante il padre desiderasse per lei un glorioso matrimonio: Paola Francesca, (Suor Maria Crocifissa), proveniva da una nobile famiglia bergamasca, ed aveva ricevuto un’ottima educazione.

Il padre la mandò a dirigere una sua fabbrica di filati di seta, un’azienda di famiglia: qui, Paola Francesca insieme ad altre ragazze, si dedicò all’istruzione femminile, all’assistenza dei malati e dei poveri.

Lavorava senza alcun riconoscimento civile, voleva soltanto aiutare gli altri.

Quando nel 1836 la Lombardia fu colpita dal colera, Paola Francesca e le sue ragazze prestarono servizio volontario al lazzaretto, occupandosi inoltre di tutti gli orfani abbandonati per la strada.

Nel 1851 Paola Francesca insieme alle sue ragazze, ottenne l’approvazione dalla Santa Sede: la congregazione religiosa si sarebbe chiamata “Ancelle della Carita’”, ispirandosi a Maria Immacolata, la quale è stata durante la sua vita Ancella del Signore.

L’anno dopo, la giovane fondatrice pronunciò i voti come religiosa: divenne Suor Maria Crocifissa; intanto le Ancelle si diffondevano sempre di più in tutta Italia.

Si spense a 42 anni, il giglio dell’Italia, l’Ancella dei poveri e dei sofferenti, colei che aveva speso tutta la sua vita per gli altri.

Proposito: una corona del Rosario per tutti i medici ed infermieri