BEATA ELISABETTA DELLA TRINITA’: QUANDO SI SOFFRE PER AMORE

 

beata elisabetta

Contemporanea di Santa Teresa di Gesù Bambino, fin da piccola avverte la vocazione religiosa.

Ha solo 14 anni, quando emette il voto di verginità con cui si lega strettamente a Gesù, subito dopo pensa di entrare nel Carmelo.

La Beata aveva studiato nell’infanzia la scrittura, la letteratura e la musica, dimostrando una grande abilità in quest’ultima disciplina: la madre, restando vedova, riponeva grande speranza nelle doti musicali della figlia Elisabetta.

Si mostrò subito contraria alla vocazione, poi cedette all’insistenza della figlia, permettendole di entrare solo alla maggiore età.

Nel frattempo, la conduceva alle feste della buona società, sperando che quel “folle desiderio” le scivolasse via dalla mente.

La Beata entra nel Carmelo il 2 agosto 1901; dopo un fervoroso anno di noviziato, prese il nome di Elisabetta della Trinità.

Dal 1903, la giovane è affetta da uno strano male: dolori, ipotensione e turbe gastriche, il morbo di Addinson, ancora non diagnosticato all’epoca.

Suor Elisabetta accettò tutte le sofferenze con un sorriso e con un grande abbandono alla Volontà di Dio.

Alle sofferenze fisiche, si aggiunsero quelle spirituali, che tutti i mistici hanno conosciuto: le notti dell’anima, il senso di vuoto, la disperazione di essere stati abbandonati da Dio.

Poco prima di morire disse:

“Vado alla luce, all’amore, alla vita”

La Beata Elisabetta era vissuta in intima unione con i suoi “TRE”, così era solita chiamare la SS. Trinità, con Gesù suo Sposo, con Maria suo modello di vita in ogni cosa: nella sua breve vita avevano colmato la sua sete d’infinito, e l’avevano portata in alto, alle vette della mistica.

Proposito: pregare ed invocare la SS.Trinita’