SANT’ELISABETTA D’UNGHERIA: REGINA IMMORTALE DI DIO

san eli

Al fonte battesimale fu chiamata “Elisabetta”, nome molto insolito per l’epoca: “colei che giura per Dio” è il significato del suo nome, ed in effetti la sua vita è sempre stata un giuramento di fedeltà a Dio ed a Maria.

Siamo nel 1207 in Bratislava sul Danubio.

Fin da piccina, si mostrò molto sensibile alla preghiera ed alla carità verso i poveri, nonostante vivesse a corte; secondo ragioni politiche, il padre combinò il matrimonio di sua figlia con Ludovico, figlio di Hermann Conte di Turingia.

Aveva solo quattro anni Elisabetta, quando andò a vivere alla corte di Turingia, dove viveva il suo futuro sposo: studiò francese, tedesco, latino, musica e letteratura.

A diciotto anni Ludovico fu nominato cavaliere, Conte di Turingia e dell’Assia; al posto della cerimonia tradizionale, per rispetto ai poveri,  fece organizzare solo un banchetto, probabilmente consigliato da Elisabetta.

Intanto la giovane Elisabetta, si mostrava una donna forte ed umile, ed iniziò ad essere rimproverata per essere così “strana”.

Aveva a disposizione splendidi abiti, ma al di sotto di essi, indossava una camicia penitenziale, disprezzava le vanità terrene ed aspirava solo a quelle celesti.

Un giorno, davanti al Crocifisso, si tolse la corona ed agli altri che chiedevano spiegazioni, disse:

“ Come posso io, creatura miserabile, indossare una corona di dignità terrena, quando vedo Gesù coronato di spine?”

Era soprannominata “piccola zingara ungarese” per la sua grande carità verso i poveri: in loro vedeva Cristo povero e sofferente.

Nel 1221 Elisabetta e Ludovico si sposarono: tutto il regno era accorso a vedere i due giovani sposi.

Elisabetta in quel giorno solenne, pregò Dio di poter raggiungere la santità con il suo sposo.

Un giorno, Elisabetta incontrò un Frate Minore che le parlò di San Francesco, del suo amore per i poveri, delle sue virtù.

Elisabetta rimase scossa: d’ora in poi sarebbe stata la “Regina amante dei poveri”.

Quando il marito era assente, girava per il regno ad aiutare i suoi sudditi, ad ascoltarli, ad aiutarli: un giorno andò anche in una colonia di lebbrosi a portare cibo e vestiti.

L’11 settembre 1227, morì Re Ludovico tormentato da una febbre.

Elisabetta pianse in solitudine per otto giorni, poi fortificata dalla preghiera, accettò questa sofferenza: era solo l’inizio del Calvario.

Elisabetta fu cacciata dal castello, lasciata vagabondare per le strade del villaggio.

Solo dopo molti mesi, insieme ad i suoi figli, fu accolta in convento, finché non si ritirò nel castello di famiglia a Marburgo.

Il Venerdì Santo del 1228, Elisabetta indossò l’abito Francescano, diventando Terziaria.

Ormai desiderava solo la più alta perfezione.

Costruì a Marburgo un ospedale in onore di San Francesco d’Assisi, per malati ed invalidi.

Dopo poco tempo si ammalò gravemente.

Un giorno, era mezzanotte ed ormai vicina alla fine, disse alle ancelle che l’assistevano:

“ A quest’ora la Vergine Maria diede al mondo il Suo Redentore. A quest’ora Gesù nacque in una mangiatoia, giunse per redimere il mondo, salvò le anime imprigionate; liberererà anche la mia da questo mondo miserabile”

Dopo riprese:

“Maria assistimi…”

Era il 17 novembre 1231: Elisabetta non aveva ancora ventiquattro anni.

Padre Corrado, sua guida spirituale, stese un resoconto dettagliato sulla sua vita: quasi con le lacrime agli occhi, narrò l’ascesa di quest’anima stupenda, dalle corti mondane fino al Regno Celeste.

Ancora oggi, Santa Elisabetta è pregata come protettrice degli ammalati e dei poveri, stupendo e magnifico capolavoro di Gesù e Maria.

Proposito: un atto di carità verso un povero o un sofferente